Facciamo pace con la nostra rabbia interiore.
La rabbia e l’ostilità sono sentimenti molto diffusi in una società che sta attraversando un periodo di instabilità. Guardiamoci un attimo: siamo costantemente sottoposti a ritmi frenetici; ci poniamo (o ci vengono poste) incalzanti aspettative di tenori e stili di vita spesso inarrivabili e, se non riusciamo a raggiungerli cadiamo nell’ insoddisfazione; abbiamo bisogno di trovare momenti di serenità durante i quali poter “staccare la spina” per dedicarci a ciò che sentiamo di trascurare. Trascorriamo gran parte del nostro tempo al lavoro, o a pensare a come trovarlo o a come migliorarne i profitti; centelliniamo il tempo che abbiamo rimasto a nostra disposizione dividendolo tra famiglia, amici, parenti, hobby…. Ma la verità è che non siamo soddisfatti, perché vorremmo più tempo per noi, e per ciò che amiamo davvero fare. E allora programmiamo tutto nei minimi particolari, come se fossimo astronauti della NASA pronti al decollo dello Space Shuttle…ma capita inevitabilmente che qualcosa vada storto o che qualcuno ci impedisca di portare a termine il nostro perfetto programma. E allora!? Come reagiamo!?
Con rabbia. Scatti di collera. Ira rivolta a chiunque, “sparata” a raffica verso il povero malcapitato ci abbia “stravolto” la giornata.
[sia chiaro…le mie parole sono ironiche e vogliono sdrammatizzare una condizione amarissima che però coinvolge molti di noi 😉 ]
Ma vediamo un po’ di conoscere meglio la collera e come esprimerla senza nuocere esageratamente.
Facciamoci subito una domanda: “Quando siamo arrabbiati, qual è la parte che parla di noi?” Se la rabbia viene dalla pancia, significa che è “vecchia”, ha origini profonde e quindi, molto probabilmente, non è strettamente legata all’evento scatenante. Con questa prima distinzione capiamo già che quando l’emozione è “di pancia” ciò che diremo sarà molto più di ciò che in realtà pensiamo in quel momento..ecco perché si usa il termine “vomitare addosso la rabbia”. Si tratta in questo caso di un’insieme di vissuti tenuti dentro e soffocati per molto tempo. Questo tipo di collera è bene saperla controllare, ma prima ancora bisogna conoscerla, perché potrebbe essere dannosa se rivolta a chi non c’entra nulla e si trovava a passarvi accanto in quel momento.
Ma facciamo un passo indietro: le emozioni primarie sono principalmente GIOIA – RABBIA – PAURA – DISGUSTO – TRISTEZZA. Dalla combinazione di queste hanno origine una grande varietà di altre emozioni, dette secondarie.
E’ risaputo ormai che trattenere le emozioni possa dare origine a problemi psico-somatici. Le emozioni dunque, devono essere tutte espresse e mai trattenute. Fanno parte di noi e come tali vanno accettate. La rabbia infondo, “…è stata inscritta nel nostro patrimonio genetico per permetterci di difenderci in caso di aggressione, per permetterci di sconfiggere un avversario o per intimorire qualcuno quanto basta per evitare uno scontro… Le nostre azioni istintive dettate dalla collera sono distruttive: Colpiamo ciò che ci ostacola; Scaraventiamo gli oggetti a terra; Insultiamo chi ci contrasta; Minacciamo chi si mette contro di noi” (tratto da Yves-Alexandre Thalman.)
Perché la rabbia è un’emozione che tendiamo a nascondere? Per il semplice motivo che è mal vista. Ecco perché la sopportiamo, la “tappiamo” dentro di noi, assieme a tutti quei sentimenti che “non va bene provare” come la frustrazione, la contrarietà, la tristezza, la sensazione di sentirci calpestati…fino a che un bel giorno, improvvisamente esplodono in modo quasi incontrollato.
Quindi che fare?
- Evitiamo innanzitutto di accumulare malcontenti. Man mano che proviamo le emozioni dobbiamo esprimerle, non trattenerle dentro noi e non rigettarle in modo violento sugli altri. Dobbiamo avere la razionalità sufficiente di analizzarle e di esprimerle di volta in volta, in modo che non abbiano il tempo di amplificarsi enormemente.
- Quando ci arrabbiamo evitiamo di incolpare ma cerchiamo piuttosto di parlare alla prima persona singolare, dicendo ad esempio:
“Sono nervoso!” Invece di dire “Mi dai sui nervi!” Questo è un modo per accettare la propria rabbia come sentimento, invece di far ricadere sull’ altro la responsabilità. In questa maniera si eviterà di innescare uno scontro che non porterebbe a niente. - Usare sempre un dialogo attivo nel quale ascoltiamo davvero non solo le nostre ragioni, ma anche quelle altrui. Quando riceviamo un’osservazione, non iniziamo subito a pensare a cosa rispondere… lasciamo prima che l’altro finisca di esporre la propria visione… potrebbe stupirci!
Come recita un detto “Il vero problema della comunicazione è che non ascoltiamo per capire, ma per rispondere”. - Se sentiamo montare la rabbia, proviamo a “guardarci da fuori”, come se fossimo gli spettatori di noi stessi, e chiediamoci se ciò che stiamo provando lo proverebbe anche un’altra persona. Se la risposta è “forse no”, allora fermiamoci e facciamo dei respiri addominali calmi e profondi per 3 o 4 minuti.
- Ultimo consiglio, ma non per importanza, quando vi arrabbiate, chiedetevi se avete il potere di cambiare la situazione che vi infastidisce: se la risposta è sì, fatelo, se invece è no, è inutile che continuate ad alimentare la vostra collera.